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I fischietti di terracotta sono uno dei prodotti artigianali più caratteristici della tradizione pugliese e la sua tradizione si perde nella notte dei tempi. Legata alla lavorazione dell’argilla, l’utilizzo risale addirittura al Neolitico con gli utensili in ceramica realizzati dalle popolazioni che si erano insediate lungo le lame (antichi corsi d’acqua oggi secchi).

Nel corso dei secoli, alla produzione di vasi, recipienti, tegole e suppellettili, i vasai pugliesi affiancarono anche la realizzazione di piccoli oggetti sonori utilizzati come richiamo e, soprattutto, come gioco per i bambini, imitando il canto degli uccelli. I fischietti di terracotta sono inoltre dei veri e propri strumenti musicali che, nell’ambito dell’evoluzione del linguaggio universale, hanno rappresentato un importante strumento di comunicazione in grado di mettere l’uomo in contatto con la natura.

Sin dalla preistoria l’atto del fischiare ha avuto un notevole valore comunicativo: “Il fischio è [..] imitazione del suono degli uccelli o di altri animali sibilanti, una forma di comunicazione radicalmente diversa dal linguaggio umano e in quanto tale barbarica, nel senso che al termine davano i Greci. Il più antico significato del fischio è quello di contestazione. Al punto che nella Bibbia è già codificato come punizione mandata da Dio. Secondo il Libro dei Re, il Signore minaccia di fare di Israele lo zimbello di tutte le genti e di far piovere fischi sul popolo eletto se si fosse messo ad adorare altro Dio all’infuori di lui” . Il fischietto, per contro, assume una forte qualità apotropaica, cioè propiziatoria e anti-malocchio ma nel tempo ha acquistato proprietà apotropaiche di buon augurio e di scaccia pensieri.

Il gallo è un animale sacro a Esculapio, e quest’ultimo, grazie al Cristianesimo, è stato scalzato dall’Arcangelo Michele. Ma il gallo, nelle culture pagane e in quelle popolari, è anche simbolo di sessualità: l’analogia tra la potenza virile e il fischio bitonale tipico di un uccello, è inequivocabile, forse per il senso che il sibilo assume in natura, quando usato dai maschi di alcune specie animali come richiamo alle femmine per l’accoppiamento. Da qui la “qualità” propiziatrice del “galletto”, simbolo della fertilità, non a caso sino alla metà del secolo scorso era offerto in dono agli sposi il giorno delle nozze. L’evocazione della fertilità è richiamata anche dalla sua varietà di colori, che assurge a un significato legato al culto ancestrale della natura e della sua vitalità che si rinnova nella ciclica esplosione della primavera.
La realizzazione del fischietto è legato direttamente ai simboli della terra: tre sfere d’argilla opportunamente modellate e connesse tra loro danno corpo al “magico” oggetto, poi si passa all’asciugatura all’aria, alla coloritura e al passaggio nel fuoco, elementi della natura questi che si legano indissolubilmente nell’oggetto che, a questo punto, si crede, diviene “soprannaturale”.
I “tintinnabula” di origine romana (un sonaglio azionato dal vento) assumevano le forme più svariate, spesso ispirate al mondo animale e legate a simbologie di natura propiziatoria. Si sono poi diffuse figure rappresentanti il mondo concreto, domestico, affollato dei personaggi più comuni della realtà del paese: carabinieri, suore, preti, donne, contadini, beoni, perditempo. Un’esorcizzazione della quotidianietà, espressione di satira burlesca e spesso di irriverenza, la grottesca rappresentazione di una realtà che si vuole beffare.

Il più antico fischietto rinvenuto nella zona risale al XVI secolo e raffigura un galletto, simbolo di virilità e fertilità. Fino al XIX secolo il fischietto pugliese è stato quasi sempre zoomorfo, a forma di gallo, uccello, gatto, rospo, per poi diventare antropomorfo, forse per il sempre più vivo interesse culturale e popolare che vi ruotava attorno, divenendo poi strumento tanto amato dalla satira.
Quella degli oggetti sonori in terracotta è, comunque, una tradizione che riguarda un’area molto vasta della regione. I fischietti in terracotta sono dei veri piccoli capolavori dell’artigianato pugliese frutto di una complessa lavorazione manuale. L’argilla rossa, abbondante in Puglia, viene, infatti, lavorata con cura e poi sistemata in stampi di gesso accuratamente scolpiti per creare la forma desiderata. Soltanto quando l’argilla sarà ben pressata e avrà raggiunto il giusto livello di umidità si potranno aprire gli stampi e poi, con l’ausilio di un bastoncino di legno, verificare che la fessura del fischietto sia adatta ad emettere il suono. I fischietti dovranno, quindi, essere dapprima sottoposti ad un lungo processo di cottura, che può protrarsi fino a quattro, giorni, e poi, dipinti ad uno ad uno con i colori desiderati. L’argilla rossa con cui sono impastati, poi, li lega alle radici di ogni civiltà, sia pagana (la madre-terra da cui tutto trae origine) che cristiana (la materia con cui fu creato l’uomo nel racconto della Bibbia).

Ad Ostuni questa produzione è diventata una vera e propria istituzione locale. A palazzo San Francesco (sede del Comune) si possono ammirare i fischietti premiati nel corso delle varie edizioni della Rassegna nazionale del fischietto in una mostra che rimarrà fino a fine Settembre.

Passeggiando poi tra i vicoli del centro storico è possibile entrare nei numerosi negozietti e acquistare fischietti dalle forme più svariate.

Tradizionalmente il fischietto veniva regalato soprattutto in occasione della festa patronale di Sant’Oronzo (26 Agosto); oggi non è più solo un giocattolo, ed è venduto sia come souvenir per i turisti, che come oggetto portafortuna, come complemento d’arredo e come oggetto da collezione.

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